‘El Loco’ Renè Houseman: l’uomo che divenne campione da ubriaco.

8A2AB6CD-265E-45F5-88D0-16CB3FF19116.jpeg“Profe, este tiene la cara de borracho, por favor…”
(Mister, questo ha la faccia da ubriacone, per favore…)
Sono queste le parole che i giocatori dell’Huracan pronunciano quando ‘el Flaco’ Menotti, l’allenatore che nel ‘78 porterà il primo mondiale nella bacheca albiceleste, presenta loro Renè Houseman.
Effettivamente era vero, Housemann non solo era un grande bevitore, ma era anche un amante delle ‘Gitanes’, catrame che andava forte tra i fumatori incalliti di quegli anni. Ma sapeva giocare a pallone, e questo a Menotti bastava.
Sì perché Houseman era libertà, follia ed armonia allo stesso tempo, un’ala destra capace di dare grande spettacolo regalando gioia ai tifosi che assistevano alle partite. Menotti non poteva rimanere indifferente a questa magia, perché si sposava perfettamente con la sua idea di calcio, che presto verrà etichettato come Menottismo, ovvero un calcio bello e divertente che si contrapponeva al ‘Resultadismo’, cioè il gioco volto solo alla ricerca del risultato, che dilagava in quegli anni.
El Grafico, famoso e importante giornale nostalgico della ‘Nuestra, filosofia calcistica antecedente ed opposta al resultadismo, lo definì “El campeon al que todos debemos aplaudir“, io campione che tutti dobbiamo applaudire.
Renè Houseman, per tutti, “El Loco”.
Però al ‘Loco’ piaceva bere, dicevamo.
Menotti spesso prima delle partite, quando si perdevano le sue notizie, lo andava a cercare personalmente.
Di solito lo ritrovava nel campetto vicino a casa sua, dove Renè giocava per ore in tornei di calcio tra amici nonostante fosse un giocatore professionista.
Fu così anche prima della partita decisiva contro il River Plate valida per il titolo del ’73.
Housemann era uno straccio, ubriaco fradicio, non si reggeva in piedi. Questa volta Menotti non era andato a cercarlo di persona ma lo fece andare a prendere dai suoi collaboratori mentre lui si assicurava che la notizia non si diffondesse.
Dodici docce, Gitanes ed ettolitri di caffè, questa la ricetta di Menotti per rimettere in piedi Houseman, perché di lui proprio NON si poteva fare a meno.
Alla fine ci riuscì, Renè stava in piedi, ed era già qualcosa.
Il suo dondolio confondeva ancora di più gli avversari, rendendolo ancora più immancabile. Impossibile prevedere dei movimenti che nemmeno lo stesso Houseman aveva chiari.
Poi prende palla, si beve TUTTA la difesa del River, che era composta non certo dagli ultimi arrivati, e appoggia teneramente la palla in rete.
Renè dopo il gol cade a terra, distrutto, e inizia a ridere. Sì ride, mentre tutto i tifosi iniziano a cantare “ “Y Chupe Chupe Chupe. No deje de chupar. El Loco es lo mas grande, del futbol nacional”.
Subito dopo Houseman fu sostituito è portato a casa dove dormì per un giorno intero mentre i tifosi dell’Huracan, per le strade, urlavano il suo nome.
Il nome del ‘Loco’ Renè Houseman, il campione che vinse il titolo da ubriaco.

Fabio Perfetti.

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